Sentimenti e #ScuolaItaliana

Blogging su Scuola Italiana - 12 aprile 2011

Ci sono momenti, nella quotidianità frenetica e quasi sempre ripetitiva, in cui ti soffermi su una frase o una situazione e ti rendi conto che il tempo passa, che le cose cambiano e che i tuoi figli crescono davvero.

Basta soltanto prestare un po’ d’attenzione in più quando il tuo primogenito ti dice “Mamma, qual era la tua materia preferita? La MIA è storia!”, oppure quando senti lui e suo fratello che con naturalezza si raccontano aneddoti di mitologia greca…

E allora ti accorgi che certe cose non gliele hai insegnate tu, che certe passioni saranno le loro e che qualcun altro le sta accendendo e nutrendo.

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Non mi annoio

“E come farai quando saranno tutti a scuola? Ti annoierai!”

Me l’hanno detto tutti, magari con intenzioni e toni diversi, ma, soprattutto negli ultimi tre anni, nessuno si è perso un’occasione per esprimere questa originalissima previsione.

Rispondevo perplessa: “Mah? Vedrò”.
E dentro di me pensavo che allora mi sembrava impossibile anche solo l’idea di avere del tempo per annoiarmi e che, tutto sommato, se anche fosse accaduto, forse non sarebbe stato un male, almeno per un po’.

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Per ragazzi e non solo: Amelia e Zio Gatto

Ho letto “Amelia e Zio Gatto. Indagine alla PMI” di Anna Lo Piano, illustrato da Chiara Nocentini.

Amelia e Zio Gatto - Indagine alla PMI: copertina

Si riconosce che è un libro per ragazzi perché è stampato con caratteri di facile lettura, perché le illustrazioni di Chiara Nocentini sono un privilegio riservato ai più piccoli, perché luoghi e persone hanno nomi esilaranti ed estremamente espressivi e perché alcuni dei protagonisti sono animali, anzi, a dire il vero, il personaggio più serio è un gatto con addosso un gilè.

Per il resto, questo è un libro che ha tanto da dire anche agli adulti, perché è un libro sugli adulti, il cui mondo viene descritto senza risparmiare i tic e le manie dei vari tipi umani, con l’acume a cui Anna Lo Piano ci ha abituati nel suo blog.

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Grafomani per necessità

“Voi donne parlate troppo”.
Vero: sembriamo nate per questo e ci stordiamo da sole, fin da piccole, con tutte quelle chiacchiere fitte e veloci.

Noi mamme però ormai ci proviamo soltanto, nei ritagli di tempo. Collezionando un numero imbarazzante di conversazioni interrotte.

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Riderci sopra è meglio

Non puoi raccontare proprio tutto tutto alla tua cara amica seduta sul divano mentre si accarezza la grande pancia, si confida e ti fa domande, perché assolutamente non vuoi essere una di quelle che spiattellano per filo e per segno i particolari più truculenti del loro parto a chi non c’è ancora passata, e nemmeno entrare nel novero delle noiosissime mamme-io facevo così-il mio bambino di qui, il mio bambino di là, perché sai che in fondo certe emozioni, finché non le si prova, non le si può nemmeno immaginare e perché pensi anche che sia giusto lasciare qualcosa alla sorpresa…

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Ricorrenze e coincidenze

Guardandomi indietro, accanto agli eventi decisivi e alle tappe fondamentali, riconosco dei semplici incontri che la vita mi ha regalato e che sicuramente l’hanno resa più bella e meno difficile.

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