Capricci: ricordi di un tempo (fortunatamente) passato

Tanto sono superficiali la mamma o la nonna che, incrociandoti in un fortunato momento di pace, col cucciolo allegro che ti trotterella accanto sorridente, dicono al loro: “guarda: hai visto che bravo quel bambino? fai come lui!”, quanto risultano insopportabili le stesse che ti squadrano come se fossi una torturatrice di bambini innocenti, mentre sei alle prese con un incontenibile e ingiustificabile capriccio.

Perché i capricci sono snervanti, indisponenti, delle prove durissime per la pazienza e l’amore genitoriali, ma, come in molte altre situazioni, anche per i capricci è proprio vero che l’inferno sono gli altri.

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Time out

Una mamma che abita ancora nella zona in cui è cresciuta ripercorre ogni giorno strade note e spesso le scopre nuove insieme ai suoi figli. Oppure ritrova vecchie cose sempre uguali, come la scuola con gli ippocastani in cortile, e si stupisce dei segni dell’età sui visi dei personaggi che continuano a rappresentare il quartiere nonostante le novità e la riqualificazione modaiola.

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Grafomani per necessità

“Voi donne parlate troppo”.
Vero: sembriamo nate per questo e ci stordiamo da sole, fin da piccole, con tutte quelle chiacchiere fitte e veloci.

Noi mamme però ormai ci proviamo soltanto, nei ritagli di tempo. Collezionando un numero imbarazzante di conversazioni interrotte.

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Un’ordinaria mezza giornata

La sveglia alla solita ora.
La colazione con Papà in 3D e poi il latte per i due maschietti.
La biancheria asciutta da piegare e la prima lavatrice della giornata da far partire.
Un bacio al Papà che esce, un’occhiata al computer appena acceso.
Poi i vestiti per tutti, i letti rifatti e il biberon per la Piccolina mentre mi preparo anch’io.
Sulla porta, al volo: gli occhiali al Bimbo Grandicello, la borsa, il passeggino, il telefono, la nota della spesa preparata ieri sera, le chiavi… e usciamo.

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Promessa d’inizio di maggio

Ce lo diceva il calendario che era la fine di aprile, ma faceva freddo e pioveva, e noi ce ne stavamo in casa col riscaldamento acceso.

Poi un primo avvertimento è arrivato dai pollini che volano, dal Papà che starnutisce e dalle lunghe code di auto sulla strada verso la Liguria.

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