(Ri)nascita di una biblioteca scolastica, la nostra

Biblioteca scolastica“Stiamo cercando genitori disponibili a riorganizzare la biblioteca della scuola” recitava una delle tante email nella mia casella in un giorno di fine settembre. Non è la prima volta che, rispondendo a una mail, rivoluziono la mia vita e, come negli altri casi, non so nemmeno perché proprio quel messaggio abbia avuto una sorte diversa da tanti altri ignorati. Forse perché era appena ricominciata la scuola e mi sembrava di avere un sacco di ore a mia disposizione, forse perché, in un anno senza inserimenti in classi nuove, l’avvio delle attività mi era sembrato stranamente tranquillo, o forse soltanto perché, a sentir parlare di libri, non so resistere. Fatto sta che mi sono buttata: “posso dare qualche ora di disponibilità alla mattina” ho scritto, “chissà quali altri genitori incontrerò alla riunione, vedrò se mi troverò bene” ho pensato…

Riemergo solo ora, dopo quasi sei mesi, per fermarmi a guardare il gran lavoro fatto insieme a un gruppo di amiche vecchie e nuove, determinate e coraggiose quanto bastava per la matta impresa in cui ci siamo lanciate.

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Qualcosa di straordinario, il film. E un libro a contrasto

Nel primo pomeriggio in casa dell’estate, abbiamo visto in dvd “Qualcosa di straordinario”, della Universal Pictures.

Qualcosa di straordinario: immagini dal film

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Le difettose – Volere un figlio a tutti i costi può dare dipendenza?

Ho letto “Le difettose” di Eleonora Mazzoni, Einaudi.

Le difettose: copertinaDi storie come quella di Carla, storia di infertilità, di “fecondazioni artificiali fallite, aborti naturali riusciti, più una serie di micro sconfitte mensili”, ne ho sentite raccontare tante e forse tante altre ne avrei ascoltate se talvolta non avessi deciso di rinunciare ad una telefonata, ad una domanda in più, quando, negli anni in cui per me si succedevano pancioni, parti e allattamenti, con qualche amica mi è capitato di avere pudore a mostrare la mia felicità, di scegliere di farmi da parte aspettando le confidenze con discrezione, rendendomi conto che anche un mio banale “e tu come stai?” spesso rischiasse di suonare come un indelicato “e tu? figli niente?”, come se la mia immagine di maternità appagata, involontariamente sfacciata, potesse far bruciare ancor di più una ferita già tanto dolorosa.

Prima di avere figli, già quando ero molto giovane, in me qualche volta si è affacciata la domanda: “e se succedesse a me? se non riuscissi a rimanere incinta, cosa farei? fin dove avrei il coraggio di tentare? dove deciderei di fermarmi?”, perché, conoscendomi, mi ha sempre spaventata l’idea che una serie di illusioni, fallimenti e frustrazioni potessero farmi entrare in un circolo vizioso di ostinazione e pensieri ossessivi, insinuarsi nell’intimità della nostra coppia, togliere spazio ad ogni altra occasione di felicità.

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M3D e la zuppa di bottoni

Zio Paperone e la zuppa di bottoni: copertinaSono cresciuta ascoltando e poi leggendo le storie della collana Imparo a leggere con Topolino di Walt Disney: sceglievo quale farmi raccontare dalla mamma, ne imparavo a memoria le figure e l’impaginazione, aspettavo con trepidazione che il mio papà portasse a casa dall’edicola l’ultimo volume pubblicato e amavo anche solo guardare la combinazione dei colori delle coste delle copertine sullo scaffale della libreria, cambiandone spesso l’ordine e gli accostamenti.

Una delle storie cui ero più affezionata è “Zio Paperone e la zuppa di bottoni”.

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Non mi annoio

“E come farai quando saranno tutti a scuola? Ti annoierai!”

Me l’hanno detto tutti, magari con intenzioni e toni diversi, ma, soprattutto negli ultimi tre anni, nessuno si è perso un’occasione per esprimere questa originalissima previsione.

Rispondevo perplessa: “Mah? Vedrò”.
E dentro di me pensavo che allora mi sembrava impossibile anche solo l’idea di avere del tempo per annoiarmi e che, tutto sommato, se anche fosse accaduto, forse non sarebbe stato un male, almeno per un po’.

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Tutto d’un fiato come una ragazzina: Kahuna

Ho letto “Kahuna alla scoperta della Terra Cava e delle tavolette rongo rongo” di Francesca Gallo.

Kahuna: copertinaMi piace rispondere alle numerose domande dei miei bambini senza reticenze, cercando di usare un linguaggio adatto a loro, ma con sincerità e sperando di gettare le basi per quello che studieranno e avranno voglia di approfondire. Così, più presto di quanto immaginassi, mi sono trovata ad attingere alle mie conoscenze di fisica per spiegare alcuni fenomeni naturali e ai miei ricordi di liceo classico per soddisfare la loro curiosità su personaggi mitologici e racconti di cosmogonia, provando spesso a sottolineare come alcuni quesiti fondamentali e simili tentativi di risposta siano comuni a varie culture in diverse parti del mondo.

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