Mettetevi nei suoi panni

Sono anni che svolgete il vostro lavoro di cameriere e vi siete conquistati la soddisfazione di servire ai tavoli all’aperto di un bar di tradizione, circondato dalle colonne di piazza San Carlo a Milano.
State stancamente portando a termine un lungo lunedì di lavoro, una delle prime giornate di caldo torrido che si fa sentire nelle gambe che già vi pregustate di sollevare sul divano, giunti a casa dopo aver finito di appoggiare le sedie sopra ai tavoli e spegnere le luci dell’insegna.

In un corso Vittorio Emanuele deserto, da piazza San Babila, sentite avvicinarsi delle voci garrule, per lo più femminili, ma non solo. Ancora sperate che la cosa non vi riguardi.
Invece mettete a fuoco una ventina di persone: qualche uomo, tante donne, alcune di loro portano sotto braccio delle scatole di cartone. Tutti vengono proprio verso di voi. Sono tanti e sembrano decisi. Non hanno solo sete, chiedono addirittura di mangiare…

Mangiare? È tardi!

Ci provate a dissuaderli: “Solo toast, panini e pizze”.
Sperate che ripieghino verso un ristorante da dopo teatro.
Invece niente, quelli rimangono: “Va bene. Ci mettiamo qui?”

Qui? Ma sono tanti!

Troppi per questi tavolini ordinati, già in gran parte sparecchiati per la notte. Vi tocca spostarne una decina per accostarli e formare una lunga tavolata, di quelle che ricordano le pizzate di fine anno delle scolaresche.

Ed è come di fronte ad una scolaresca indisciplinata che vi ponete, mentre raccogliete le ordinazioni a gruppi, con piglio impaziente e un po’ scoraggiato: “Quante Coca Cola? Quante birre piccole? Quante medie?”.
Quelli ascoltano poco, avanzano persino richieste fuori dalle righe, del tipo “Una Corona”, “Una Coca Zero”, “Un bicchiere di vino rosso”… e voi calcate sempre più nervosamente la vostra penna sul palmare dove annotate le ordinazioni.

Archiviate le bibite, non vi resta altro che inscenare una sorta di Mercante in Fiera esibendo e mettendo all’asta i panini già pronti, cioè avanzati a fine giornata: “Questi hanno il salmone. Quanti al salmone?”, “Questi invece la bresaola e la rucola. Quanti? Nessuno li vuole?”.
E poi i toast da scaldare. E persino le pizze, mica solo margherite, anche una prosciutto e funghi: tocca riaccendere il microonde per scongelarle!

Mentre voi cercate di mantenere l’ordine e correte e consegnate i piatti e i bicchieri, quelli ridono e si divertono: chiacchierano fitto, armeggiano ognuno col suo iPhone e talvolta usano dei nomi in codice…

Certo che sono strani!
Non contenti della confusione che hanno portato in questa notte milanese fatta di palazzi vuoti e uffici chiusi, hanno formato un’alta pila con quelle scatole di cartone tutte uguali: sono confezioni di pannolini, taglia newborn.
Vuoi dire che sono dei genitori? questi? e dove le hanno lasciate le creature? abbandonate a casa per venire a disturbare voi?

E poi li sentite anche lamentarsi: “E il formaggio della pizza è così, e le birre sono calde, e le piccole sono troppo piccole, e le medie non sono medie”… Uno allora ne chiede ancora: “Per favore, una birra grande”.
Ha detto grande?
E voi per tutta risposta gli riempite un bicchiere che sembra un cilum, da cui gli sarà pressoché impossibile bere.
Ma niente: neanche questo basta a far passare il buon umore alla compagnia. Alla vista del cilum arriva pure un applauso e gli fanno gli auguri: “Buon Compleanno!”.

E ancora parlano, parlano. E ridono. E non se ne vanno!

È quasi mezzanotte. E questo è solo un bar.
Dovete farglielo capire che si chiude, che voi domattina presto dovete ricominciare coi caffè e cappuccini, con le orde di turisti e le colazioni d’affari.
Così ricominciate a sollevare sedie, e ci manca poco che chiudiate gli ombrelloni sulle loro teste, quando finalmente quelli si riprendono le loro scatole di pannolini e si alzano.

Si salutano, si dividono in gruppetti, si promettono di rivedersi.
E ancora ridono.
Hanno tutta l’aria di essere stati a vedere uno spettacolo comico.
Oppure -vi viene questo sospetto- ridono di voi.

20 Thoughts on “Mettetevi nei suoi panni

  1. Bellissima questa versione ribaltata. Mi hai quasi contagiato con l’empatia verso il personaggio. Ma poi l’istinto di prenderlo a sciabolate mi è tornato quasi subito :)))

  2. Sei proprio tu mentre descrivi questa serata. Bello. Quasi quasi ti offro una pizza con mozzarella di plastica 😀

  3. brillante come al solito tu! 🙂
    potevi dire peste e corna di victor e invece no!
    comunque, visto che sei di milano, ti segnalo che martedì pomeriggio aspettavo le 4 per prendere il treno e, stanca morta, mi sono seduta nel patio del caffè passarella, corso europa. ho ordinato una fetta di torta al cicoccolato, era rivoltante, la tovaglia era sporca e il cameriere scocciato alla victor. 8 euro. mica saranno inospitali in generale i camerieri di milano???

  4. bella raccontata cosi’!

    gia’ mi dispiaceva esser venuta via … sapere di essermi persa tutto questo mi fa girare le scatole … ! uffa.

    devo assolutamente andare in piazza san carlo e provare a capire chi e’ ‘sto cameriere … !
    andiamo insieme???

    ciao, paola

  5. Che peccato essermi persa il post teatro!!!
    Ma è stato proprio bello conoscerti!
    Ero emozionata!

  6. Applausiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!

  7. Anonymous on 27 Maggio 2010 at 12:39 said:

    Ciao, passavo di qui e ti lascio questa segnalazione. credo proprio che potrebbe interessarti.

    http://www.facebook.com/profile.php#!/group.php?gid=110128849031922

  8. Per me la cena premio l’hai vinta tu!

  9. questo postè un capolavoro, davvero…

  10. Aspettiamo una verifica sul posto da voi che siete vicini ,in altre fasce orarie ,sperando che cambi! E’ comunque stato un piacere! Visto che l’ importante era la compagnia…

  11. wow!!!!! mi è piaciuto un sacco questo racconto!!!

  12. grandissima!!!! questo racconto è stupendo…

  13. Avevo appena letto la versione di Valewanda : )

  14. Flavia: pauuura! 😀

    Mamma Cattiva: come resistere all’allettante invito?

    Polly: hai fatto caso che io, che sono di Milano, mi sono limitata a bere una Corona? Prevedendo il possibile problema-cena, avevo mangiato prima!

    PaolaFrancy: insieme sì, ma da un’altra parte!!!

    Improvvisamente in quattro: un piacere anche per me incontrarti. A presto!

    Farmaciaserrage: benvenuti qui! Solitamente, non mi aggiro da quelle parti in orari da spuntino… Darò un occhio, comunque, per vedere come se la passa il nostro amico 🙂

    Amanda Gris: un po’ monotematiche in questi giorni, eh? Ma lo sai… è l’euforia del dopo-raduno 😉

    Silvia, M di MS, Valewanda, BStevens, wwm: grazie, grazie, grazie! Ma il merito è tutto del nostro protagonista… ha veramente fatto tutto da solo 😀

  15. Paola on 29 Maggio 2010 at 16:40 said:

    …mi aggiungo per dirti che hai un futuro come scrittrice! Brava! Mi piace molto il modo in cui scrivi!

  16. Anonymous on 31 Maggio 2010 at 15:41 said:

    Gentile Signora,
    sono il cameriere. La ringrazio di avermi compreso, di aver capito la mia stanchezza e tutto il mio scoglionamento. La invito a venirmi a trovare verso le 19, ora dell’aperitivo e di un mio smagliante sorriso.
    Suo per sempre
    Il Cameriere di Piazza San Carlo, Milano

  17. Diana on 4 Giugno 2010 at 13:09 said:

    divertentissimo. non mancherò di andare a bere una birra lì 😉
    dianafab40 http://fabulousfuriousforty.it

  18. Bellissimo post. Quanto mi è dispiaciuto non poter vedere lo spettacolo.

  19. la staccata on 8 Giugno 2010 at 06:57 said:

    Non ho conosciuto il cameriere nazista, perchè quella sera non mi sono potuta unire all’allegra brigata dopo lo spettacolo. Ma il tuo racconto originale è servito ad umanizzarlo 🙂

  20. Paola: grazie! ma qui si gioca soltanto, eh? La scrittura è un’altra cosa…

    Diana e Bismamma: ciao e grazie.

    La staccata: benvenuta qui! L’umanizzazione del nazista è un genere letterario con una certa tradizione… 😀

    E, infine, eccomi a Lei, egregio Cameriere: un piacere per me averLa qui. E La ringrazio dell’invito per l’aperitivo. Credo che ne approfitterò in occasione della prossima visita a Milano di una cara amica bolognese… :-DDD

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