La chiamano preadolescenza: crescere e aspettare

Ingresso nella preadolescenza: 11 candelineAbbiamo smaltito a fatica una chiusura d’anno emotivamente impegnativa, con l’addio del Grande alla scuola primaria e della Piccolina a quella dell’infanzia: addii che sanno di nostalgia per tutto il bello che si è ricevuto, ma soprattutto di ansia per le novità che arriveranno.

Anche questo inizio di estate nella nostra solita spiaggia per ora si sente un po’ sospeso, in questa nuova età di mezzo in cui entra la nostra famiglia insieme a Pietro coi suoi 11 anni: la preadolescenza.

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Un’estate inaspettatamente leggera

Dieci anni fa trascorrevo la mia prima estate in questa cittadina della Liguria, arrivando qui col mio insonne e irrequieto primogenito di 17 giorni.
Da allora, ogni anno stessa spiaggia e stessa cittadina ligure, con la famiglia che si è allargata e complicata sempre di più, la mia percezione dell’estate è sempre stata quella di un periodo intensissimo e faticoso fisicamente, tra sabbia, caldo, docce, carico di giochi e attenzione da mantenere sempre al massimo per tenere d’occhio i tre tutto il giorno in spiaggia.

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Un po’ di miniclub

Non credevo di essermelo dimenticata, invece mi ha sorpreso quasi come fosse una novità l’ascoltare due quattrenni giocare qui in casa.
La Piccolina ha inaugurato, finalmente in prima persona, la stagione degli inviti alle amichette e così sono tornata indietro nel tempo. Relegati i fratelli maggiori al ruolo di divertiti spettatori, per un paio d’ore hanno comandato due piccole donne, tra bambole, cucina, pennarelli e approcci alla danza.

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Avere un fratello

Avere un fratello significa poter iniziare a giocare coi regali di Natale appena aperti, immediatamente, senza dover aspettare la disponibilità del Papà o di invitare a casa un amichetto. Avere accanto un compagno di giochi per il subbuteo, l’allegro chirurgo e il calcetto, sempre, anche la mattina appena sveglio. Avere vicino un complice di risate, cantate e zuffe, sempre, anche in macchina o mentre ti annoi perché gli adulti parlano fra di loro.

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Prima settimana di scuola

La scuola ricca di iniziative originali, di esperienze al di fuori dell’edificio, di laboratori e di corsi sportivi che per due anni ha frequentato il mio Bimbo Grande non esiste più.
Le sue due maestre sono ancora lì, disponibili e piene di idee, ma non hanno più il tempo né la possibilità di dare alla classe tutto quello che vorrebbero: l’orario formalmente non è cambiato, i bambini trascorrono ancora a scuola 40 ore, ma non ci sono più quelle 4 ore di compresenza delle maestre che permettevano di organizzare le uscite e la maggior parte delle attività extracurricolari o anche solo artistiche.

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Segno dei tempi

Dalla camera dei due maschi arrivano voci di giochi fortunatamente pacifici.
Mentre passano dalla tombola degli animali a qualche mano di Carta-forbice-sasso (la nostra Morra cinese), mi distraggo nella lettura. Poco dopo riemergo sentendo il Grande che insegna al Grandicello quella che, inizialmente, mi sembra la solita vecchia Ambarabà Ciccì Coccò

Poi qualcosa di inaspettato attira la mia attenzione…Scusa, Bimbo Grande, puoi ripetere?

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