40 anni

40-anni-disegni-bambiniNascere in giugno significa, da ragazzi, festeggiare lasciandosi travolgere insieme dall’euforia per la fine della scuola e l’inizio dell’estate. Lo sta imparando la mia Piccolina, che ha spento le sue candeline tre giorni fa, in una giornata ritagliata a fatica nel periodo delle innumerevoli feste e recite di fine anno scolastico.
E così per me ha significato, sette anni fa, festeggiare nel modo più bello, tornando a casa dall’ospedale dopo la sua nascita, finalmente tutti e cinque insieme.

Oggi, sarà che questo mio quarantesimo compleanno è arrivato in un periodo in cui sono particolarmente stanca, impegnata su vari progetti ancora aperti nel momento in cui i figli sono a casa da scuola e guardiamo come a un miraggio al trasferimento al mare… ma non posso dire di non sentirne un certo peso, un po’ più di quello che mi aspettavo da una ricorrenza puramente simbolica.

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M3D e la zuppa di bottoni

Zio Paperone e la zuppa di bottoni: copertinaSono cresciuta ascoltando e poi leggendo le storie della collana Imparo a leggere con Topolino di Walt Disney: sceglievo quale farmi raccontare dalla mamma, ne imparavo a memoria le figure e l’impaginazione, aspettavo con trepidazione che il mio papà portasse a casa dall’edicola l’ultimo volume pubblicato e amavo anche solo guardare la combinazione dei colori delle coste delle copertine sullo scaffale della libreria, cambiandone spesso l’ordine e gli accostamenti.

Una delle storie cui ero più affezionata è “Zio Paperone e la zuppa di bottoni”.

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Segno dei tempi

Dalla camera dei due maschi arrivano voci di giochi fortunatamente pacifici.
Mentre passano dalla tombola degli animali a qualche mano di Carta-forbice-sasso (la nostra Morra cinese), mi distraggo nella lettura. Poco dopo riemergo sentendo il Grande che insegna al Grandicello quella che, inizialmente, mi sembra la solita vecchia Ambarabà Ciccì Coccò

Poi qualcosa di inaspettato attira la mia attenzione…Scusa, Bimbo Grande, puoi ripetere?

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Una certa età

I nostri due piccoli biscazzieri, seduti su un tappeto a gambe incrociate, macinano partite a carte, fra rubamazzetto e scopa.

Bimbo Grande: “Sai, Mamma: ieri il Nonno mi ha detto che un giorno mi insegna a giocare a s’cera, un gioco di carte vigevanese“.

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Oggi come ieri

Più di trent’anni fa, tallonavo la mia mamma mentre sbrigava le faccende in giro per casa. Oltre a qualche immagine che affiora qua e là, ne conservo chiaro il ricordo: mi figuravo, anzi ero anch’io madre indaffarata di tanti, ma proprio tanti bambini, con l’ultimogenito Giovanni che mi faceva impazzire e sgridavo in continuazione, una gatta di nome Ciala (me ne domando ancora adesso l’origine) e, per marito, un orso di pezza in salopette rossa, grande quanto me, detto il Ciondolone, non so se per una certa mollezza o piuttosto per la sua attitudine da perdigiorno a trascorrere tutto il tempo adagiato sul mio letto.

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Legami di famiglia

Uno dei momenti migliori in Casa in 3D è quello del risveglio nelle mattine senza lavoro né scuola, quando noi genitori possiamo riemergere gradualmente dal sonno ascoltando le voci dei fratellini che confabulano e organizzano i primi giochi. Poco dopo iniziano a discutere, criticarsi e in breve se ne dicono di tutti i colori.

Questi pochi minuti con cui si avviano le giornate seguono uno schema che si ripeterà poi identico e circolare fino all’ora di tornare a letto.
I bambini si fanno una gran compagnia e grazie a questo sono sempre più autonomi da noi adulti, però la lite, la cattiveria verbale, la rissa e il pianto finale sono costantemente in agguato e si ripresentano ad intervalli di tempo piuttosto regolari. Le dinamiche sono le solite.

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