Avere un fratello significa poter iniziare a giocare coi regali di Natale appena aperti, immediatamente, senza dover aspettare la disponibilità del Papà o di invitare a casa un amichetto. Avere accanto un compagno di giochi per il subbuteo, l’allegro chirurgo e il calcetto, sempre, anche la mattina appena sveglio. Avere vicino un complice di risate, cantate e zuffe, sempre, anche in macchina o mentre ti annoi perché gli adulti parlano fra di loro.
In giro per il mondo
A Casa in 3D risuona una voce femminile squillante, con una pronuncia particolare, che, accompagnata da una musica incalzante, vagamente ansiogena, declama nomi di località geografiche.
Mistero presto risolto: la mattina di Natale, sotto l’albero, abbiamo trovato anche questo:
Legami di famiglia
Uno dei momenti migliori in Casa in 3D è quello del risveglio nelle mattine senza lavoro né scuola, quando noi genitori possiamo riemergere gradualmente dal sonno ascoltando le voci dei fratellini che confabulano e organizzano i primi giochi. Poco dopo iniziano a discutere, criticarsi e in breve se ne dicono di tutti i colori.
Questi pochi minuti con cui si avviano le giornate seguono uno schema che si ripeterà poi identico e circolare fino all’ora di tornare a letto.
I bambini si fanno una gran compagnia e grazie a questo sono sempre più autonomi da noi adulti, però la lite, la cattiveria verbale, la rissa e il pianto finale sono costantemente in agguato e si ripresentano ad intervalli di tempo piuttosto regolari. Le dinamiche sono le solite.
Timidi slanci
Ho lasciato Milano con una Piccolina che, alle festicciole, non si allontanava dalle mie gambe e per lo più pretendeva di essere tenuta in braccio, e che, anche ai giardinetti, non chiedeva di meglio che aggirarsi fra i giochi e gli altri bambini senza mai lasciare la mia mano.
Siamo arrivati al mare a fine giugno con una Piccolina che si rifiutava di appoggiare i piedi sulla sabbia, che guardava con diffidenza ai vicini d’ombrellone e che nessuno di noi si sognava di poter vedere fare un bagno entro la fine dell’estate.
Lo Zio d’America ai tempi di Skype
Meno male che c’è Skype: abbiamo uno Zio, il mio fratellino, che vive in California, uno scienziato in erba, o cervello in fuga, come si dice adesso.
Un moderno Zio d’America, che i bambini hanno imparato a vedere quasi ogni settimana nello schermo del computer, davanti al quale con naturalezza si esibiscono e dal quale lo Zio li osserva intenerito con in braccio il suo cagnolino che i nipotini vezzeggiano da questa parte dell’Oceano come se potessero accarezzarlo.