(Ri)nascita di una biblioteca scolastica, la nostra

Biblioteca scolastica“Stiamo cercando genitori disponibili a riorganizzare la biblioteca della scuola” recitava una delle tante email nella mia casella in un giorno di fine settembre. Non è la prima volta che, rispondendo a una mail, rivoluziono la mia vita e, come negli altri casi, non so nemmeno perché proprio quel messaggio abbia avuto una sorte diversa da tanti altri ignorati. Forse perché era appena ricominciata la scuola e mi sembrava di avere un sacco di ore a mia disposizione, forse perché, in un anno senza inserimenti in classi nuove, l’avvio delle attività mi era sembrato stranamente tranquillo, o forse soltanto perché, a sentir parlare di libri, non so resistere. Fatto sta che mi sono buttata: “posso dare qualche ora di disponibilità alla mattina” ho scritto, “chissà quali altri genitori incontrerò alla riunione, vedrò se mi troverò bene” ho pensato…

Riemergo solo ora, dopo quasi sei mesi, per fermarmi a guardare il gran lavoro fatto insieme a un gruppo di amiche vecchie e nuove, determinate e coraggiose quanto bastava per la matta impresa in cui ci siamo lanciate.

In quella famosa prima riunione, abbiamo scoperto che, innanzitutto, ci saremmo dovute sporcare le mani: tutto ciò che rimaneva della biblioteca che la nostra scuola primaria aveva prima della ristrutturazione era contenuto in decine di scatoloni, accatastati nella soffitta e spostati da un’ala all’altra dell’edificio durante gli anni dei lavori, rimanendo anche esposti alle intemperie. Si trattava allora di aprire tutti questi scatoloni e quindi pulire, valutare e recuperare migliaia di vecchi volumi, per trasferirli nelle nuove aule destinate alla biblioteca al piano terra.

Terminato il lavoro pesante e sfilati i guanti di gomma, abbiamo cominciato a esplorare le altre biblioteche già attive nell’istituto per imparare tutto quello che dovevamo sapere sull’organizzazione necessaria. Osservando e ascoltando i volontari dell’altro plesso di scuola primaria e della scuola media, abbiamo attraversato momenti di vero panico prendendo coscienza della mole del lavoro che ci si prospettava, ma abbiamo anche cominciato a costruire la consapevolezza di come noi avremmo voluto la nostra biblioteca, in continuità con le esperienze precedenti cui ci saremmo affiancati, ma anche nuova, in sintonia con le nostre sensibilità e concezioni.

Abbiamo scoperto di esserci incontrate con delle grandi affinità: perfezioniste e sgobbone… quale combinazione migliore per dare vita a progetti ambiziosi?

Abbiamo studiato, imparato cosa sia la classificazione Dewey e preso in considerazione vari software, abbiamo cominciato a far fiorire le nostre idee per l’organizzazione e l’automatizzazione di alcuni passaggi, abbiamo deciso acquisti, risolto innumerevoli problemi che si sono presentati sulla strada, ci siamo abituate a fare i conti con le risorse strutturali assolutamente limitate della scuola pubblica, che ci costringe a portarci da casa gli strumenti per la connessione Internet e anche solo il sapone per lavarci le mani, ma che, a volerlo prendere, ci dà lo spazio per collaborare ed essere presenti, aggiungendo qualcosa di nostro alla vita scolastica dei nostri figli e dei bambini che verranno dopo.

Siamo passate dal ritenerci impegnate a tempo perso dicendoci “cosa facciamo? ci vediamo domani?” all’abituarci alla regolarità di un lavoro quotidiano. Siamo diventate di casa in quella parte di corridoio al piano terra, abbiamo preso familiarità con i ritmi delle attività dei commessi, con gli orari delle classi che passano per frequentare alcuni corsi, con il suono della campanella e il vociare dei bambini in cortile all’intervallo.

Abbiamo montato e sistemato scaffali, decorato le pareti, scelto simboli, oggetti e colori, redatto il regolamento. Abbiamo preso in mano tutti quei libri un numero esasperante di volte, per classificarli per genere e dividerli per classe di lettura, per inserirli nel database, per etichettarli, per timbrarli e per dotarli del codice a barre identificativo, per ordinarli nelle librerie.

Abbiamo chiesto nuovi libri, abbiamo chiesto aiuto e rinforzi. Spesso siamo rimaste deluse, ma qualche volta l’arrivo di nuove idee e il sostegno anche di qualche papà ha dato la svolta decisiva per la realizzazione di alcuni passaggi.

Ci siamo entusiasmate ogni volta che qualcosa prendeva la forma che avevamo progettato, ci siamo arrabbiate per ogni ritardo sulla tabella di marcia, ci siamo scoraggiate perché ogni nuova occupazione sembrava spalancarci davanti un buco nero. Abbiamo fatto delle scelte pratiche e, per far fronte alla crescente aspettativa da parte di insegnanti e alunni e poter offrire ai bambini di quinta almeno qualche mese di lettura dei libri della biblioteca, abbiamo deciso di rimandare a un secondo momento tutto il lavoro sui volumi di saggistica per concentrarci sull’apertura della sala della narrativa entro l’inizio della primavera. Ci siamo intestardite sulla qualità di cose che ritenevamo fondamentali.

In tutto questo, siamo diventate sempre più una vera squadra, in cui ognuna di noi ha messo in gioco giorno per giorno le sue caratteristiche personali: chi si è rivelata efficiente organizzatrice, chi ha sorpreso per creatività, chi per abilità manuali, chi per costanza e determinazione, chi per senso pratico, chi ha tirato fuori dal cilindro preziose competenze tecniche, chi si è buttata a imparare nuove cose, chi ha sempre avuto l’energia di mettere per prima il cuore oltre l’ostacolo senza paura di farci inghiottire dal famoso buco nero…

E poi ci siamo divertite, ci siamo fatte compagnia, ci siamo conosciute come soltanto lavorando intensamente a un progetto comune si può fare, ci siamo raccontate storie, abbiamo riso, fino alle lacrime quando eravamo in preda alla stanchezza.

Ma soprattutto abbiamo fatto un ottimo lavoro. Domani apriamo.

Biblioteca scolastica

Apriamo la porta ai bambini, che potranno finalmente andare oltre quella soglia da cui quando potevano lanciavano sguardi curiosi, riceveranno i loro tesserini colorati con foto, nostra ultima fatica solo in ordine di tempo, e potranno iniziare a prendere in prestito i libri, a portare disordine sugli scaffali, a mettere davvero alla prova tutto il sistema che abbiamo progettato. La biblioteca sarà un po’ meno nostra, ma diventerà quella per cui abbiamo tanto lavorato.

Rimarrebbe da organizzare quella famosa uscita serale di cui abbiamo spesso parlato negli scorsi mesi… “Dovremmo ubriacarci” dicevamo, pensando alla nostra personale inaugurazione. Invece non abbiamo ancora niente in programma, sarà perché siamo stanchissime, perché da un certo punto di vista siamo solo all’inizio o perché, se buttiamo lo sguardo di là, alla stanza della saggistica, ci rendiamo conto che c’è ancora un sacco di lavoro da fare. Ma stasera lo faccio io, qui: brindo a noi. Brave. Anzi, bravi tutti! Grazie

"Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito" - M. Yourcenar

Rispondi

Post Navigation