Se dico imperfetta non dico inadeguata

In una discussione 2.0 che non mi va nemmeno di citare, oggi le solite vituperate mamme blogger sono state accusate, oltre delle ormai ben note autoreferenzialità e ripetitività sulle quali si è già espressa egregiamente tempo fa la mia amica My, anche di far passare il messaggio che essere una mamma “sottodotata” è meglio.

Ecco, senza entrare nel merito della polemica, mi viene spontaneo provare a chiarire alcune cose.

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Riderci sopra è meglio

Non puoi raccontare proprio tutto tutto alla tua cara amica seduta sul divano mentre si accarezza la grande pancia, si confida e ti fa domande, perché assolutamente non vuoi essere una di quelle che spiattellano per filo e per segno i particolari più truculenti del loro parto a chi non c’è ancora passata, e nemmeno entrare nel novero delle noiosissime mamme-io facevo così-il mio bambino di qui, il mio bambino di là, perché sai che in fondo certe emozioni, finché non le si prova, non le si può nemmeno immaginare e perché pensi anche che sia giusto lasciare qualcosa alla sorpresa…

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Ricorrenze e coincidenze

Guardandomi indietro, accanto agli eventi decisivi e alle tappe fondamentali, riconosco dei semplici incontri che la vita mi ha regalato e che sicuramente l’hanno resa più bella e meno difficile.

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Virtualmente senza confini

Da qualche giorno ho fra le mani il mio primo iPhone, un oggetto del desiderio che, devo dire, avevo sottovalutato finché non ho cominciato a scoprirne le potenzialità in prima persona.

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Una spolverata all’autostima

La cartella bordeaux con cui andavo a lavorare, svuotata di tutto il materiale raccolto con pazienza, è finita da anni su uno scaffale alto per lasciar spazio agli zaini di scuola dei bambini.

La calcolatrice scientifica ora trova posto in cucina dove mi torna utile per le somme delle spese a fine mese, per calcolare la percentuale di liquidi necessari perché il pane lieviti correttamente a seconda della forza della farina utilizzata o per dosare i farmaci in proporzione al peso dei figli.

Le conoscenze di meccanica ed elettromagnetismo mi soccorrono per rispondere alle domande più disparate dei bambini e quelle di termodinamica mi fanno compagnia ai fornelli davanti a pentole in ebollizione.

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Di equilibrio, rispetto e aggressività

Ecco, parlavo di colori pastello, che a me servono, perché, anche piuttosto rapidamente, le tinte forti e la luce accecante mi logorano e poi somatizzo…
Quindi ci provo a rintanarmi in questa quarta dimensione, per rasserenarmi. E, siccome mi sento un po’ prosciugata e non trovo niente da dire, mi guardo intorno e ascolto.

Ascolto la spontanea ed esuberante Emily sfogarsi contro l’idiozia dell’annosa guerra fra le mamme casalinghe e le mamme lavoratrici e nei commenti ritrovo il mio stesso disorientamento: sia le casalinghe che le lavoratrici, complice anche la differenza fra la realtà cittadina e quella di provincia, si sentono allo stesso modo minoranza, lamentano di essere incomprese, svalutate e condannate. I toni rimangono leggeri, ma si percepiscono le contrapposizioni e le accuse.

Ascolto un ironico ma chiaramente critico ritratto caricaturale delle mamme talebane fatto da Raperonzolo su VereMamme e lì, nella valanga di commenti che seguono, sento salire i toni e, come sempre accade nelle risse, in cui non si riesce nemmeno a riconoscere il momento in cui dallo scherzo si passi alle botte vere, vedo la situazione farsi davvero pesante: l’ironia cede presto il passo agli insulti, i rinforzi giungono ad armare due schieramenti d’artiglieria e, giustamente, la padrona di casa decide alla fine di chiudere una porta che sinora era sempre stata aperta a chiunque.

Cerco fra i blog distrazione dalle durezze della realtà e dalle sofferenze dei rapporti conflittuali e invece, pur da spettatrice, ne esco con le ossa rotte.

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