Cosa è di interesse pubblico se non l’ecologia?

Fra le cose migliori che mi sono accadute in questo blog ci sono stati gli incontri con tante persone, alcune delle quali ora posso davvero chiamare amici.
Angela scriveva di “Una vita normale” e in una casa colorata, calda e curata, con un bel cortile dove i nostri figli hanno giocato per una giornata intera, ci ha accolti a San Lazzaro di Savena quasi due anni fa.
In realtà già allora Angela e Lorenzo avevano scelto di lasciare quella loro prima casa perché, come solo in alcune vite normali si ha il coraggio di fare, volevano realizzare un loro grande sogno: costruire una casa ecologica in legno, completamente autonoma dal punto di vista energetico, di classe A+, sul modello di quelle che Lorenzo, geometra, sapeva essere da anni utilizzate con successo all’estero. Brillavano loro gli occhi quando ci raccontavano dell’avventura in cui avevano deciso di lanciarsi, forti dei loro ideali di rispetto per l’ambiente ma consapevoli di tutti i passaggi che avrebbero dovuto superare per iniziare a ristrutturare integralmente l’immobile che stavano acquistando.

Per mesi ho condiviso chiacchierando con Angela l’emozione, le fantasie e le scelte di una donna che progetta la sua nuova casa. Lorenzo invece informava tutti noi amici, con competenze tecniche professionali ed entusiasmo da pioniere, dell’avanzamento dei lavori: dalla demolizione della vecchia costruzione in muratura, alla posa delle fondamenta, fino ad arrivare alla documentazione fotografica delle due (due!) giornate lavorative in cui la nuova casa in legno è stata assemblata.

Casa ecologica a San-Lazzaro di Savena: le fasi della costruzione

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Girare a vuoto, partire, tornare a scrivere

Il sogno sostanzialmente è sempre lo stesso, ricorrente fin da quando ero al liceo: allora uscivo di casa per andare a scuola dove mi aspettava un impegno importante, ma poi succedevano talmente tante cose, una più inverosimile dell’altra, e incontravo talmente tanta gente, e il tempo passava, e l’angoscia cresceva, perché sapevo di essere sempre più in ritardo… ma niente: non sono mai riuscita ad arrivare in classe prima di svegliarmi.
Poi, terminati gli studi, la mia mente ha scelto di farmi passare nottate agitate alle prese con l’organizzazione di cene pantagrueliche, i cui preparativi vengono immancabilmente interrotti da imprevisti a ripetizione, tanto che di solito, nonostante i miei sforzi di tornare a concentrarmi sulla tabella di marcia, l’arrivo degli ospiti mi coglie ancora con la spesa da fare…

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Hop, un altro coniglio sulla nostra strada

UniversalPicture badgeLa mail di Jolanda che mi proponeva di partecipare al progetto Mamma Blogger Club della Universal mi ha raggiunta sul finire della mia lunga estate al mare, di fronte al consueto tramonto coi bambini in riva al mare a giocare a pallone dopo l’intera giornata all’aria aperta, pigramente lontana dal blog e soprattutto dalla televisione.
La mia prima reazione è stata: “non riusciremo mai a vedere tutti quei dvd”.

Poi ho fatto mente locale alla nostra dotazione di film, costruita negli anni intorno ad interessi prevalentemente maschili, e ho deciso di accettare, proprio nella speranza di ricevere, magari, qualcosa di più adatto alla Piccolina.

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Non mi annoio

“E come farai quando saranno tutti a scuola? Ti annoierai!”

Me l’hanno detto tutti, magari con intenzioni e toni diversi, ma, soprattutto negli ultimi tre anni, nessuno si è perso un’occasione per esprimere questa originalissima previsione.

Rispondevo perplessa: “Mah? Vedrò”.
E dentro di me pensavo che allora mi sembrava impossibile anche solo l’idea di avere del tempo per annoiarmi e che, tutto sommato, se anche fosse accaduto, forse non sarebbe stato un male, almeno per un po’.

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Mettetevi nei suoi panni

Sono anni che svolgete il vostro lavoro di cameriere e vi siete conquistati la soddisfazione di servire ai tavoli all’aperto di un bar di tradizione, circondato dalle colonne di piazza San Carlo a Milano.
State stancamente portando a termine un lungo lunedì di lavoro, una delle prime giornate di caldo torrido che si fa sentire nelle gambe che già vi pregustate di sollevare sul divano, giunti a casa dopo aver finito di appoggiare le sedie sopra ai tavoli e spegnere le luci dell’insegna.

In un corso Vittorio Emanuele deserto, da piazza San Babila, sentite avvicinarsi delle voci garrule, per lo più femminili, ma non solo. Ancora sperate che la cosa non vi riguardi.
Invece mettete a fuoco una ventina di persone: qualche uomo, tante donne, alcune di loro portano sotto braccio delle scatole di cartone. Tutti vengono proprio verso di voi. Sono tanti e sembrano decisi. Non hanno solo sete, chiedono addirittura di mangiare…

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Grafomani per necessità

“Voi donne parlate troppo”.
Vero: sembriamo nate per questo e ci stordiamo da sole, fin da piccole, con tutte quelle chiacchiere fitte e veloci.

Noi mamme però ormai ci proviamo soltanto, nei ritagli di tempo. Collezionando un numero imbarazzante di conversazioni interrotte.

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