Ritorno all’asilo

Il primo giorno di asilo quest’anno mi si presentava con il sapore rassicurante del ritorno in un luogo noto, che mi ha vista mamma emozionata alla prima esperienza, poi appesantita dalla terza pancia che mi ha fatto compagnia per il secondo anno, quindi trafelata e sempre carica di bambini da accompagnare e tenere in braccio o per mano, ma sempre serena per quella bella sensazione di lasciare prima il Bimbo Grande e poi il Bimbo Grandicello nelle mani di due educatrici professionalmente ed umanamente eccezionali, alle quali ormai per il quinto anno affido ogni mattina i miei figli senza quasi nemmeno percepire il distacco, tanta è la fiducia.

Ieri mattina, però, l’arrivo alla spicciolata dei più di 200 bambini tra scuola dell’infanzia e sezione primavera, cresciuti, abbronzati e un po’ straniti dalle lunghe vacanze, è stato accolto da un atrio stranamente silenzioso, dallo sguardo quasi stralunato delle maestre, dall’atteggiamento disorientato delle commesse.

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Ora lo dico

Me lo concedo dopo due mesi di vita di spiaggia senza sollevare i piedi da terra, chiudere gli occhi né tanto meno aprire un libro, dopo una sessantina di giornate di attenzione costante, di “Dove vai?”, “Cosa fai?”, “Questo no, quello neanche”, “Sì, ma prima mi devi chiedere il permesso”, “Abbassate la voce”, “Non sollevate la sabbia”, “Aspettate che ci sia un po’ meno gente, altrimenti disturbate”… quando ormai non ne posso più anche solo di sentire la mia voce.

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Il beneficio del dubbio

Mamme sotto gli ombrelloni, mamme in riva al mare, mamme in acqua, mamme in passeggiata: questa cittadina, d’estate, è una grande comunità di bambini, accompagnati da nonni, tate e tante mamme. E le comunità di mamme, si sa, possono essere anche molto pesanti da affrontare. Oppure divertenti, se ci si arma di una buona dose d’ironia.

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Ora che la scuola finisce

L’argomento era da settimane sulla bocca delle mamme fuori dalla scuola e anche fra le blogger serpeggiava qua e : le lezioni stanno per finire, tre mesi di vacanza sono lunghi, lo spettro della noia incombe, la solitudine mattutina delle mamme è agli sgoccioli… e via a enumerare e valutare tutti i possibili centri estivi: quello comunale nella scuola oppure all’oratorio ma anche nel museo, nel centro sportivo, nel laboratorio artistico, musicale o linguistico…

“E tu, Mamma in 3D, cosa fai? Dove hai iscritto il tuo Bimbo Grande?”

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What’s Ape?

Ape, Ape, Ape!
Questo era il contenuto di una delle mail scambiate fra le mamme della classe di mio figlio.
A leggere Ape, la prima cosa a cui ho pensato è stata quella che mi ha punto l’estate scorsa.
Ma non si trattava della segnalazione di un’emergenza ambientale, bensì della proposta per il nostro ritrovo primaverile: Ape come aperitivo.
Sarà che non ho mai chiamato la maturità Matura, il supermercato Super, il biberon Bibe… ma questo gergo da Milano da bere proprio me l’ero perso!

Cosa si indossa a un Ape? Ho solo jeans, magliette e ballerine.
Cosa si ordina a un Ape? Se bevo qualcosa di alcolico mi addormento, esiste ancora il succo di pomodoro?
Cosa ci faccio io ad un Ape?

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Non è una città per bambini

Milano funziona, Milano corre, Milano ospiterà l’Expo.

Milano si ricopre di neve e non chiude le scuole, ma si blocca completamente.

Milano vive la sua Design Week (non più solo Salone del Mobile, per carità) e così, se ti capita di abitare in una zona che si è scoperta inaspettatamente di tendenza, ti ritrovi assediata dalla folla, fatichi letteralmente a raggiungere (a piedi, come sempre) casa tua e le scuole dei bambini, vedi i parchi trasformati in bivacco dei visitatori, sei costretta a sentire per tutto il pomeriggio e fino a mezzanotte la musica e le voci delle radio che trasmettono in strada e che ti entrano in casa, nonostante il piano alto e le finestre chiuse, sei impossibilitata a lasciare la città nel weekend perché neppure ai residenti sarà consentito muovere le auto.

Ma Milano palpita, Milano festeggia, Milano dà sfoggio di sé.

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