Social Day per tutta la famiglia

Ormai i miei figli mescolano con disinvoltura nomi e nickname di tutta la compagnia e ricordano meglio di me età e nomi dei figli delle altre blogger. Dal Quanta Village sono rimasti incantati a settembre, quando vi hanno trascorso una calda giornata di gioco e libertà, in giro per i campi sportivi dietro agli animatori.
Quindi, anche mettendo da parte tutte le chiacchiere che conto di fare con le amiche durante la giornata e i volti nuovi che spero di vedere, lo faccio per i bambini

MammacheBlog Social Family Day: badge

Hop, un altro coniglio sulla nostra strada

UniversalPicture badgeLa mail di Jolanda che mi proponeva di partecipare al progetto Mamma Blogger Club della Universal mi ha raggiunta sul finire della mia lunga estate al mare, di fronte al consueto tramonto coi bambini in riva al mare a giocare a pallone dopo l’intera giornata all’aria aperta, pigramente lontana dal blog e soprattutto dalla televisione.
La mia prima reazione è stata: “non riusciremo mai a vedere tutti quei dvd”.

Poi ho fatto mente locale alla nostra dotazione di film, costruita negli anni intorno ad interessi prevalentemente maschili, e ho deciso di accettare, proprio nella speranza di ricevere, magari, qualcosa di più adatto alla Piccolina.

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Per ragazzi e non solo: Amelia e Zio Gatto

Ho letto “Amelia e Zio Gatto. Indagine alla PMI” di Anna Lo Piano, illustrato da Chiara Nocentini.

Amelia e Zio Gatto - Indagine alla PMI: copertina

Si riconosce che è un libro per ragazzi perché è stampato con caratteri di facile lettura, perché le illustrazioni di Chiara Nocentini sono un privilegio riservato ai più piccoli, perché luoghi e persone hanno nomi esilaranti ed estremamente espressivi e perché alcuni dei protagonisti sono animali, anzi, a dire il vero, il personaggio più serio è un gatto con addosso un gilè.

Per il resto, questo è un libro che ha tanto da dire anche agli adulti, perché è un libro sugli adulti, il cui mondo viene descritto senza risparmiare i tic e le manie dei vari tipi umani, con l’acume a cui Anna Lo Piano ci ha abituati nel suo blog.

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Mettetevi nei suoi panni

Sono anni che svolgete il vostro lavoro di cameriere e vi siete conquistati la soddisfazione di servire ai tavoli all’aperto di un bar di tradizione, circondato dalle colonne di piazza San Carlo a Milano.
State stancamente portando a termine un lungo lunedì di lavoro, una delle prime giornate di caldo torrido che si fa sentire nelle gambe che già vi pregustate di sollevare sul divano, giunti a casa dopo aver finito di appoggiare le sedie sopra ai tavoli e spegnere le luci dell’insegna.

In un corso Vittorio Emanuele deserto, da piazza San Babila, sentite avvicinarsi delle voci garrule, per lo più femminili, ma non solo. Ancora sperate che la cosa non vi riguardi.
Invece mettete a fuoco una ventina di persone: qualche uomo, tante donne, alcune di loro portano sotto braccio delle scatole di cartone. Tutti vengono proprio verso di voi. Sono tanti e sembrano decisi. Non hanno solo sete, chiedono addirittura di mangiare…

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Grafomani per necessità

“Voi donne parlate troppo”.
Vero: sembriamo nate per questo e ci stordiamo da sole, fin da piccole, con tutte quelle chiacchiere fitte e veloci.

Noi mamme però ormai ci proviamo soltanto, nei ritagli di tempo. Collezionando un numero imbarazzante di conversazioni interrotte.

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Se dico imperfetta non dico inadeguata

In una discussione 2.0 che non mi va nemmeno di citare, oggi le solite vituperate mamme blogger sono state accusate, oltre delle ormai ben note autoreferenzialità e ripetitività sulle quali si è già espressa egregiamente tempo fa la mia amica My, anche di far passare il messaggio che essere una mamma “sottodotata” è meglio.

Ecco, senza entrare nel merito della polemica, mi viene spontaneo provare a chiarire alcune cose.

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