Quest’anno ho litigato con il tempo.
L’ho strapazzato e stiracchiato per farci entrare tanti impegni nuovi, per non perdere le occasioni che mi si sono presentate e sforzarmi di dimostrare che potevo farle tutte mie, senza togliere niente alla famiglia.
Ho cercato di far finta che il tempo dedicato al sonno fosse inutile.

Sono cresciuta ascoltando e poi leggendo le storie della collana Imparo a leggere con Topolino di Walt Disney: sceglievo quale farmi raccontare dalla mamma, ne imparavo a memoria le figure e l’impaginazione, aspettavo con trepidazione che il mio papà portasse a casa dall’edicola l’ultimo volume pubblicato e amavo anche solo guardare la combinazione dei colori delle coste delle copertine sullo scaffale della libreria, cambiandone spesso l’ordine e gli accostamenti.
Mi piace rispondere alle numerose domande dei miei bambini senza reticenze, cercando di usare un linguaggio adatto a loro, ma con sincerità e sperando di gettare le basi per quello che studieranno e avranno voglia di approfondire. Così, più presto di quanto immaginassi, mi sono trovata ad attingere alle mie conoscenze di fisica per spiegare alcuni fenomeni naturali e ai miei ricordi di liceo classico per soddisfare la loro curiosità su personaggi mitologici e racconti di cosmogonia, provando spesso a sottolineare come alcuni quesiti fondamentali e simili tentativi di risposta siano comuni a varie culture in diverse parti del mondo.