Non di sole pulizie può vivere la casalinga #angoliocurve

Sono in casa, sì. È da casa che scrivo, che aspetto di andare a prendere i bambini a scuola, che ricevo email e telefonate. È in una casa che trascorro anche quasi tutte le vacanze.
Esco anche, eh. Come si dice, “faccio cose, vedo gente”…
Ma sono una mamma che ha scelto di stare a casa e della casa mi sento in dovere di occuparmi.

Però la cura della casa non riesce ad appassionarmi in sé, ma solo in quanto aspetto della cura della famiglia, semplicemente perché è il luogo in cui viviamo insieme.
In particolare le pulizie sono, senza dubbio, le faccende che mi pesano di più: amo cucinare e, se ne ho il tempo, lo faccio davvero con passione, riempio e svuoto le lavatrici quasi come uno sfogo terapeutico, riordinare mi dà qualche soddisfazione, persino stirare mi risulta meno antipatico… ma le pulizie, soprattutto quelle ordinarie, ripetitive, che non appena son finite sarebbe già ora di ricominciarle… quelle proprio non le sopporto!

Cosa diversa era occuparmi della nostra prima casa da sposini, quei due locali in cui ogni cosa aveva il suo posto e dove regnava una calma che ora definirei irreale. Adesso i risultati delle mie fatiche sono decisamente più frustranti, perché la situazione si è parecchio complicata: appena abbiamo avuto più spazio, abbiamo cominciato a riempirlo di figli, il tempo è diminuito, il disordine e l’accumulo di oggetti hanno preso il sopravvento e, soprattutto, la cura delle persone ha giustamente richiesto sempre più attenzione ed energia rispetto a quella per le cose.

“Perché non ti cerchi un aiuto?” mi chiedono spesso.

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Già Natale

Albero di Natale - 2012

Mesi visti passare correndo. Ora queste giornate di festa in casa, insieme. Finalmente.
Auguri di serenità a tutti.

M3D e la zuppa di bottoni

Zio Paperone e la zuppa di bottoni: copertinaSono cresciuta ascoltando e poi leggendo le storie della collana Imparo a leggere con Topolino di Walt Disney: sceglievo quale farmi raccontare dalla mamma, ne imparavo a memoria le figure e l’impaginazione, aspettavo con trepidazione che il mio papà portasse a casa dall’edicola l’ultimo volume pubblicato e amavo anche solo guardare la combinazione dei colori delle coste delle copertine sullo scaffale della libreria, cambiandone spesso l’ordine e gli accostamenti.

Una delle storie cui ero più affezionata è “Zio Paperone e la zuppa di bottoni”.

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Solo chiamate d’emergenza, please

Lo ammetto, io sono messa così e così, dopo un mese di inserimento all’asilo della Piccolina di casa, dopo una lenta rieducazione alla solitudine attraverso la graduale copertura di distanze sempre maggiori ma con un orecchio sempre teso verso il cellulare, soprattutto dopo gli ultimi giorni in cui il distacco avviene tra pianti strappacuore, in cui solo con la razionalità riesco a impormi di voltarmi e andarmene, ripetendomi per tutta la mattina “è per il suo bene, è solo per il suo bene” e liberandomi da quel groppo in gola solo all’uscita, quando la ritrovo allegra e sorridente e le maestre mi dicono che è stata sempre tranquilla…

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Tutto sommato non è una brutta estate

Luogo comune vuole i mariti in solitudine nell’afa cittadina a faticare e consumare tristi pasti confezionati mentre le mogli oziano sdraiate al sole e sfarfalleggiano coi bagnini.

Trascorse le nostre prime tre di sei settimane di separazione estiva, mi permetto di fare un parziale bilancio.

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Oggi come ieri

Più di trent’anni fa, tallonavo la mia mamma mentre sbrigava le faccende in giro per casa. Oltre a qualche immagine che affiora qua e là, ne conservo chiaro il ricordo: mi figuravo, anzi ero anch’io madre indaffarata di tanti, ma proprio tanti bambini, con l’ultimogenito Giovanni che mi faceva impazzire e sgridavo in continuazione, una gatta di nome Ciala (me ne domando ancora adesso l’origine) e, per marito, un orso di pezza in salopette rossa, grande quanto me, detto il Ciondolone, non so se per una certa mollezza o piuttosto per la sua attitudine da perdigiorno a trascorrere tutto il tempo adagiato sul mio letto.

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