Capricci: ricordi di un tempo (fortunatamente) passato

Tanto sono superficiali la mamma o la nonna che, incrociandoti in un fortunato momento di pace, col cucciolo allegro che ti trotterella accanto sorridente, dicono al loro: “guarda: hai visto che bravo quel bambino? fai come lui!”, quanto risultano insopportabili le stesse che ti squadrano come se fossi una torturatrice di bambini innocenti, mentre sei alle prese con un incontenibile e ingiustificabile capriccio.

Perché i capricci sono snervanti, indisponenti, delle prove durissime per la pazienza e l’amore genitoriali, ma, come in molte altre situazioni, anche per i capricci è proprio vero che l’inferno sono gli altri.

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Del valore dei soldi e delle cose

Del valore dei soldi e delle cose ogni tanto ci ritroviamo a parlare coi nostri figli, soprattutto col Bimbo Grande, che ultimamente ci ha sorpreso con qualche osservazione inopportuna e qualche domanda esplicita sull’argomento. Non sappiamo se ci siano state conversazioni con gli amichetti o delle battute fatte dagli adulti che lo abbiano colpito, ma ci siamo accorti che era il caso di provare a rassicurare e spiegare. Rassicurare perché i bambini non vivano ansie magari immotivate o di cui non potrebbero cogliere le giuste proporzioni, ma soprattutto spiegare che non è scontato avere ciò che si ha, che noi genitori dobbiamo fare le nostre scelte riguardo a cosa comprare e cosa no, perché non si può avere tutto, che con il denaro speriamo di poter dare loro quello di cui hanno bisogno e che fa loro piacere, che apprezziamo alcune cose belle ma non quelle la cui unica funzione è l’ostentazione di ciò che ci si può permettere, che c’è tanta gente che ha ben più di noi ma anche tantissima che ha molto meno o addirittura niente.

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Segno dei tempi

Dalla camera dei due maschi arrivano voci di giochi fortunatamente pacifici.
Mentre passano dalla tombola degli animali a qualche mano di Carta-forbice-sasso (la nostra Morra cinese), mi distraggo nella lettura. Poco dopo riemergo sentendo il Grande che insegna al Grandicello quella che, inizialmente, mi sembra la solita vecchia Ambarabà Ciccì Coccò

Poi qualcosa di inaspettato attira la mia attenzione…Scusa, Bimbo Grande, puoi ripetere?

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Quando la regola ti fa eccentrico

In due anni d’asilo del Bimbo Grandicello (lo stesso del Grande, ma a lui è andata meglio ed è stato derubato solo di un ombrello) abbiamo visto sparire dall’armadietto un discreto numero di giochi portati da casa, una salviettina, un grembiule e, fresca novità, l’astuccio con tutti i pennarelli e la colla. Il tutto contrassegnato col nome scritto o ricamato a caratteri cubitali.

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L’età del passeggino

Chi mi incontra quotidianamente davanti al portone della scuola con la Piccolina per mano e mi vede camminare lentamente, assecondando con pazienza i suoi passetti brevi e riconsiderando i tempi e le distanze nel rispetto delle sue capacità, mi ha chiesto scherzando se per caso questo articolo comparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera fosse stato scritto da me sotto mentite spoglie.

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Ora lo dico

Me lo concedo dopo due mesi di vita di spiaggia senza sollevare i piedi da terra, chiudere gli occhi né tanto meno aprire un libro, dopo una sessantina di giornate di attenzione costante, di “Dove vai?”, “Cosa fai?”, “Questo no, quello neanche”, “Sì, ma prima mi devi chiedere il permesso”, “Abbassate la voce”, “Non sollevate la sabbia”, “Aspettate che ci sia un po’ meno gente, altrimenti disturbate”… quando ormai non ne posso più anche solo di sentire la mia voce.

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